Simmetrie e meccanica quantistica #3: dimostrazione del teorema di Wigner

Abbiamo già introdotto il teorema di Wigner in un precedente articolo. Ora procediamo con la dimostrazione del teorema seguendo Weinberg, The Quantum Theory of Fields.

Teorema. (Wigner) Per ogni simmetria quantistica T:PP, ovvero una trasformazione biettiva che lasci invariate le probabilità, esiste un’operatore unitario o antiunitario U:HH tale che T[ϕ]=[Uϕ].

In particolare:

  • Un operatore unitario U è C-lineare e soddisfa: Uf|Ug=f|g.
  • Un operatore antiunitario V è R-lineare e soddisfa: Vf|Vg=f|g e V(if)=iV(f).

Dimostrazione. Data una simmetria quantistica T:PP vogliamo costruire un corrispondente U:HH e mostrare che è unitario o antiunitario. Un assioma della meccanica quantistica è che gli spazi di Hilbert siano separabili, cioè hanno una base numerabile. Scegliamo quindi una base ortonormale Ψk per H, dove Ψk|Ψl=δkl. Poiché gli Ψk sono ortonormali, appartengono ognuno ad un raggio diverso in P.

Chiamando [Ψk] il raggio corrispondente a Ψk e applicando la trasformazione otteniamo T[Ψk]=[Ψk] dove per ogni k, Ψk è un rappresentante della classe [Ψk]. Senza perdità di generalità possiamo scegliere il rappresentante Ψk normalizzato: Ψk|Ψk=1. Utilizzando il fatto che T è una simmetria quantistica otteniamo

P(Ψk,Ψl)=P(Ψk,Ψl)|Ψk|Ψl|=|Ψk|Ψl|=δkl

Poiché comunque Ψk|Ψk=1, cioè è reale e positivo, abbiamo in realtà

Ψk|Ψl=δkl

Inoltre, gli Ψk formano una base di H; come abbiamo visto, sono tutti ortogonali e perciò linearmente indipendenti. Supponiamo che esista un vettore η che non sia esprimibile come loro combinazione lineare; segue allora che il vettore

ξηkΨk|ηΨk

è non nullo. Inoltre per l’ortogonalità delle Ψk abbiamo ξ|Ψk=0. Per cui abbiamo costruito un vettore non nullo ortogonale a tutti gli Ψk. Poiché T è biettiva, possiamo quindi trovare un vettore ξ tale che [ξ]=T1[ξ]; senza perdità di generalità possiamo sceglierlo in modo che ξ|ξ=ξ|ξ. Allora poiché T è una simmetria abbiamo:

|Ψk|ξ|2=|Ψk|ξ|2=0

per cui abbiamo trovato un vettore non nullo ξ ortogonale a tutti gli Ψk; ma ciò è impossibile perché gli Ψk formano una base. Concludiamo che anche gli Ψk formano una base.

Abbiamo quindi trovato una nuova base ortonormale di vettori Ψk; sappiamo che hanno norma unitaria, però non abbiamo ancora fissato la loro fase. Lo facciamo nel modo seguente: scegliamo uno degli Ψk, diciamo Ψ1 e definiamo per k1:

Θk=12(Ψ1+Ψk)

È semplice vedere che i Θk hanno norma uguale ad 1. Scegliamo poi dei Θk tali che [Θk]=T[Θk]. Senza perdita di generalità possiamo sceglierli normalizzati. Espandendo nella base Ψk otteniamo

Θk=lcklΨldoveckl=Ψl|Θk

Tuttavia, poiché sia Ψl che Θk sono normalizzati e T preserva le probabilità, allora

|ckl|=|Ψl|Θk|=|Ψl|Θk|={12l=1,k0altrimenti

Possiamo quindi aggiustare le fasi di Θk e Ψk (di cui oltre all’appartenenza ad un certo raggio, avevamo fissato solo la norma) in modo tale che ckk=ck1=12. Ciò è sufficiente per definire univocamente tutti gli Ψk e tutti i Θk, per cui poniamo:

UΨkΨk

Se la trasformazione U fosse lineare, definirla su una base sarebbe sufficiente per definirla dappertutto; però non possiamo assumere che lo sia, per cui resta da trovare Uψ per uno ψ generico. In tal caso, espandiamo:

ψ=kCkΨk

Prendiamo quindi uno ψ tale che [ψ]=T[ψ] e ψ|ψ=ψ|ψ. Possiamo espanderlo nella seconda base:

ψ=kCkΨk

Allora poiché T è una simmetria quantistica otteniamo |Ψk|ψ|=|Ψk|ψ| e |Θk|ψ|=|Θk|ψ|. Ovvero in termini dei coefficienti:

{|Ck|=|Ck|ognik|C1+Ck|=|C1+Ck|k1

Con un po’ di algebra si può verificare che queste due condizioni implicano Re{CkC1}=Re{CkC1} e Im{CkC1}=±Im{CkC1}. Ovvero abbiamo due possibilità:

CkC1=CkC1(1)oppureCkC1=(CkC1)(2)

Se i coefficienti Ck sono tutti reali, le opzioni (1) e (2) coincidono e non ci sono problemi; inoltre abbiamo C1=±C1, per cui in generale Ck=±Ck. Poiché il ± è una fase globale e siamo liberi di scegliere il vettore ψ che rappresenta [ψ]; scegliamo quindi quello con il +, per cui Ck=Ck.

Nel caso in cui invece alcuni o tutti gli Ck sono complessi, dobbiamo scegliere una tra (1) e (2); tuttavia siamo obbligati a compiere la stessa scelta per ogni k: ovvero o vale (1) per ogni k, oppure vale (2) per ogni k.
Supponiamo che non sia così, cioè che per qualche k valga (1) e che per qualche lk valga (2). Possiamo supporre che i corrispondenti rapporti siano complessi, e non semplicemente reali, altrimenti le condizioni (1) e (2) sono identiche. Sia

ϕ13[Ψ1+Ψk+Ψl]

Definiamo quindi ϕ in modo che [ϕ]=T[ϕ]. Poiché i coefficienti di ϕ sono tutti reali, sappiamo già definire Uϕ, cioè

Uϕ=13[Ψ1+Ψk+Ψl]

Poiché per definizione [Uϕ]=T[ϕ] qualsiasi altro vettore nello stesso raggio sarà ad esso proporzionale:

ϕ=α3[Ψ1+Ψk+Ψl]

dove α è un numero complesso. Applicando il fatto che T è una simmetria otteniamo P(ϕ,ϕ)=P(ϕ,ϕ), ovvero:

|1+CkC1+ClC1|2=|1+CkC1+ClC1|2

Ma CkC1=CkC1 e ClC1=(ClC1), quindi

|1+CkC1+(ClC1)|2=|1+CkC1+ClC1|2

Espandendo tutto, con un po’ di algebra otteniamo Re{CkClC1C1}=Re{CkClC1C1}. Partendo da Re{uv}=Re{uv} e svolgendo i conti si ottiene infine Im{CkC1}Im{ClC1}=0, per cui uno tra CkC1 e ClC1 deve essere reale, contrariamente alle assunzioni. Pertanto abbiamo due possibili scelte per Ck/C1, ma devono valere per ogni k.

A questo punto rimane soltanto da scegliere C1. L’unica condizione che abbiamo è che |C1|=|C1|, cioè C1 differisce per una fase da C1; scegliamo quindi C1=C1 nel caso valga (1) e C1=C1 nel caso valga (2). In questa maniera la scelta della fase per C1 cambia il vettore risultante solo per una fase totale, per cui rimaniamo all’interno dello stesso raggio.

Siamo quindi in grado di definire U su un vettore qualsiasi:

U(kCkΨk)kCkΨk(3)oppureU(kCkΨk)kCkΨk(4)

Poiché ΨkUΨk per definizione, è facile mostrare che nel caso (3) la trasformazione U è unitaria, mentre nel caso (4) è antiunitaria, come definita in precedenza. Ad esempio nel caso (4), cioè se U è antiunitaria, prendendo ΨA=kAkΨk e ΨB=kBkΨk abbiamo

U(αΨA+βΨB)=U(αkAkΨk+βkBkΨk)==U(k(αAk+βBk)Ψk)==k(αAk+βBk)Ψk==αkAkΨk+βkBkΨk==αUΨA+βUΨB

per cui U è antilineare. Inoltre un calcolo diretto mostra che

UΨA|UΨB=kAkBk=ΨA|ΨB

e quindi U è antiunitaria. Il caso unitario è simile.

L’unica cosa che rimane da dimostrare è che la (3) o la (4) sono valide indipendentemente dal vettore a cui è applicata la trasformazione. Ovvero vogliamo dimostrare che o per tutti i vettori vale la (3), oppure per tutti i vettori vale la (4): non è possibile che per qualcuno valga una e per un altro valga l’altra. In altri termini il fatto che la U soddisfi la (3) o la (4) dipende solo dalla trasformazione T iniziale.

Ora deriveremo una condizione necessaria perché una singola trasformazione possa agire in maniera diversa su vettori diversi. Supponiamo che esistano due vettori ΨA e ΨB tali che

UΨAU(kAkΨk)kAkΨkeUΨBU(kBkΨk)kBkΨk

Se ΨA e ΨB differiscono solo per una fase, allora le due equazioni sono equivalenti, perché usando la linearità/antilinearità di U possiamo semplificare la fase. Pertanto possiamo supporre che né gli Ak né i Bk abbiano tutti la stessa fase.

Quindi poiché T è una simmetria |UΨB|UΨA|2=|ΨB|ΨA|2, ovvero

|kBkAk|2=|kBkAk|2

Da questa formula, con un po’ di algebra otteniamo:

klIm{AkAl}Im{BkBl}=0

Questa è quindi una condizione necessaria perché U agisca diversamente sui due vettori.

Ora, dati due vettori qualsiasi ΨA e ΨB, mostreremo che possiamo sempre trovare un vettore ΨC tale che

klIm{CkCl}Im{AkAl}0klIm{CkCl}Im{BkBl}0

La costruzione procede in questa maniera:

  • se per qualche k,l sia AkAl che BkBl sono entrambi complessi, cioè hanno parte immaginaria non nulla, allora possiamo scegliere tutti gli Ci uguali a 0 tranne che per i=k,l; poi basta scegliere Ck e Cl in modo che CkCl abbia parte immaginaria non nulla, e abbiamo fatto.
  • se invece non c’è alcuna coppia del genere, può accadere che per una qualche coppia AkAl sia complesso, ma BkBl sia reale. In tal caso esisterà un certo altro BmBn complesso (in cui uno di m o n potrebbe essere uguale a l o k). Se infatti tutte le possibili coppie BmBn fossero reali, allora tutti gli Bm avrebbero la stessa fase, ma in questo caso le condizioni (3) e (4) sono identiche, per cui non ci interessa. Ora se AmAn è complesso, torniamo al caso precedente e abbiamo finito. Se invece AmAn fosse reale, basta scegliere Ci=0 tranne per Ck, Cl, Cm e Cn, che scegliamo in modo tale che CkCl e CmCn abbiano parte immaginaria non nulla, e in modo che la somma sia diversa zero.
  • L’ultimo caso da considerare è quello in cui tutti gli AkAl siano reali. In tal caso però tutti gli Ak avrebbero la stessa fase, e questo caso non ci interessa.

Poiché la somma sui prodotti delle parti immaginarie è non nulla, concludiamo che U agisce alla stessa maniera su ΨA e ΨC, e agisce alla stessa maniera su ΨB e ΨC. Pertanto deve anche agire alla stessa maniera su ΨA e ΨB, e ciò conclude la dimostrazione.

Nel prossimo articolo vedremo come impostare il problema delle rappresentazioni proiettive in meccanica quantistica.

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4 risposte a Simmetrie e meccanica quantistica #3: dimostrazione del teorema di Wigner

  1. Piergiuseppe Catinari scrive:

    Non mi è chiaro perché assumere nell’ultimo passo della dimostrazione: “Tuttavia dati due vettori ΨA e ΨB che soddisfano questa condizione (…)”, in quanto quello che segue varrebbe indipendentemente, purché i coefficienti dello sviluppo non abbiano tutti la stessa fase

    • CARAM-L scrive:

      Grazie mille per il commento, è una domanda importante e non ovvia.

      Consideriamo ad esempio il primo caso, in cui per qualche k,l sia AkAl che BkBl sono complessi. Ciò non basta ad implicare che la sommatoria sul prodotto delle parti immaginarie sia non nulla, perché nella somma potremmo avere altri termini non nulli e di segno opposto che cancellano questo contributo. La stessa cosa diventa ovvia considerando un caso semplificato, ma dalla stessa essenza: consideriamo una somma qualsiasi di numeri reali, ixi. Anche se xi0 per un qualche i, o anche per tutti gli i, può sempre essere che la somma faccia zero in totale.

      Per escludere questa possibilità utilizziamo gli Ck, che possiamo costruire in maniera da selezionare solo i termini che sappiamo non-nulli. A quel punto la serie ha un solo termine, che è non nullo per costruzione.

  2. Piergiuseppe Catnari scrive:

    Salve,\\
    grazie della delucidazione, ma in realtà non mi è chiaro questo passaggio:
    dati due vettori ψA e ψB che soddisfano questa condizione
    klIm(AkAk)Im(BkBk)


    lei dice che è sempre possibile trovare un vettore ψC tale che
    klIm(AkAk)Im(CkCk)0

    klIm(BkBk)Im(CkCk)0

    tuttavia queste ultime condizioni valgono a prescindere dalla (???); anche sul Weinberg non viene fatta questa assunzione, che mi sembra ridondante.
    Grazie

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