Abbiamo già introdotto il teorema di Wigner in un precedente articolo. Ora procediamo con la dimostrazione del teorema seguendo Weinberg, The Quantum Theory of Fields.
Teorema. (Wigner) Per ogni simmetria quantistica T:P→P, ovvero una trasformazione biettiva che lasci invariate le probabilità, esiste un’operatore unitario o antiunitario U:H→H tale che T[ϕ]=[Uϕ].
In particolare:
- Un operatore unitario U è C-lineare e soddisfa: ⟨Uf|Ug⟩=⟨f|g⟩.
- Un operatore antiunitario V è R-lineare e soddisfa: ⟨Vf|Vg⟩=⟨f|g⟩∗ e V(if)=−iV(f).
Dimostrazione. Data una simmetria quantistica T:P→P vogliamo costruire un corrispondente U:H→H e mostrare che è unitario o antiunitario. Un assioma della meccanica quantistica è che gli spazi di Hilbert siano separabili, cioè hanno una base numerabile. Scegliamo quindi una base ortonormale Ψk per H, dove ⟨Ψk|Ψl⟩=δkl. Poiché gli Ψk sono ortonormali, appartengono ognuno ad un raggio diverso in P.
Chiamando [Ψk] il raggio corrispondente a Ψk e applicando la trasformazione otteniamo T[Ψk]=[Ψ′k] dove per ogni k, Ψ′k è un rappresentante della classe [Ψ′k]. Senza perdità di generalità possiamo scegliere il rappresentante Ψ′k normalizzato: ⟨Ψ′k|Ψ′k⟩=1. Utilizzando il fatto che T è una simmetria quantistica otteniamo
P(Ψ′k,Ψ′l)=P(Ψk,Ψl)↔|⟨Ψ′k|Ψ′l⟩|=|⟨Ψ′k|Ψ′l⟩|=δkl
Poiché comunque ⟨Ψ′k|Ψ′k⟩=1, cioè è reale e positivo, abbiamo in realtà
⟨Ψ′k|Ψ′l⟩=δkl
Inoltre, gli Ψ′k formano una base di H; come abbiamo visto, sono tutti ortogonali e perciò linearmente indipendenti. Supponiamo che esista un vettore η′ che non sia esprimibile come loro combinazione lineare; segue allora che il vettore
ξ′≡η′−∑k⟨Ψ′k|η′⟩Ψ′k
è non nullo. Inoltre per l’ortogonalità delle Ψ′k abbiamo ⟨ξ′|Ψ′k⟩=0. Per cui abbiamo costruito un vettore non nullo ortogonale a tutti gli Ψ′k. Poiché T è biettiva, possiamo quindi trovare un vettore ξ tale che [ξ]=T−1[ξ′]; senza perdità di generalità possiamo sceglierlo in modo che ⟨ξ′|ξ′⟩=⟨ξ|ξ⟩. Allora poiché T è una simmetria abbiamo:
|⟨Ψk|ξ⟩|2=|⟨Ψ′k|ξ′⟩|2=0
per cui abbiamo trovato un vettore non nullo ξ ortogonale a tutti gli Ψk; ma ciò è impossibile perché gli Ψk formano una base. Concludiamo che anche gli Ψ′k formano una base.
Abbiamo quindi trovato una nuova base ortonormale di vettori Ψ′k; sappiamo che hanno norma unitaria, però non abbiamo ancora fissato la loro fase. Lo facciamo nel modo seguente: scegliamo uno degli Ψk, diciamo Ψ1 e definiamo per k≠1:
Θk=1√2(Ψ1+Ψk)
È semplice vedere che i Θk hanno norma uguale ad 1. Scegliamo poi dei Θ′k tali che [Θ′k]=T[Θk]. Senza perdita di generalità possiamo sceglierli normalizzati. Espandendo nella base Ψ′k otteniamo
Θ′k=∑lcklΨ′ldoveckl=⟨Ψ′l|Θ′k⟩
Tuttavia, poiché sia Ψ′l che Θ′k sono normalizzati e T preserva le probabilità, allora
|ckl|=|⟨Ψ′l|Θ′k⟩|=|⟨Ψl|Θk⟩|={1√2l=1,k0altrimenti
Possiamo quindi aggiustare le fasi di Θ′k e Ψ′k (di cui oltre all’appartenenza ad un certo raggio, avevamo fissato solo la norma) in modo tale che ckk=ck1=1√2. Ciò è sufficiente per definire univocamente tutti gli Ψ′k e tutti i Θ′k, per cui poniamo:
UΨk≡Ψ′k
Se la trasformazione U fosse lineare, definirla su una base sarebbe sufficiente per definirla dappertutto; però non possiamo assumere che lo sia, per cui resta da trovare Uψ per uno ψ generico. In tal caso, espandiamo:
ψ=∑kCkΨk
Prendiamo quindi uno ψ′ tale che [ψ′]=T[ψ] e ⟨ψ′|ψ′⟩=⟨ψ|ψ⟩. Possiamo espanderlo nella seconda base:
ψ′=∑kC′kΨ′k
Allora poiché T è una simmetria quantistica otteniamo |⟨Ψk|ψ⟩|=|⟨Ψ′k|ψ′⟩| e |⟨Θk|ψ⟩|=|⟨Θ′k|ψ′⟩|. Ovvero in termini dei coefficienti:
{|Ck|=|C′k|ognik|C1+Ck|=|C′1+C′k|k≠1
Con un po’ di algebra si può verificare che queste due condizioni implicano Re{CkC1}=Re{C′kC′1} e Im{CkC1}=±Im{C′kC′1}. Ovvero abbiamo due possibilità:
CkC1=C′kC′1(1)oppureCkC1=(C′kC′1)∗(2)
Se i coefficienti Ck sono tutti reali, le opzioni (1) e (2) coincidono e non ci sono problemi; inoltre abbiamo C′1=±C1, per cui in generale C′k=±Ck. Poiché il ± è una fase globale e siamo liberi di scegliere il vettore ψ′ che rappresenta [ψ′]; scegliamo quindi quello con il +, per cui C′k=Ck.
Nel caso in cui invece alcuni o tutti gli Ck sono complessi, dobbiamo scegliere una tra (1) e (2); tuttavia siamo obbligati a compiere la stessa scelta per ogni k: ovvero o vale (1) per ogni k, oppure vale (2) per ogni k.
Supponiamo che non sia così, cioè che per qualche k valga (1) e che per qualche l≠k valga (2). Possiamo supporre che i corrispondenti rapporti siano complessi, e non semplicemente reali, altrimenti le condizioni (1) e (2) sono identiche. Sia
ϕ≡1√3[Ψ1+Ψk+Ψl]
Definiamo quindi ϕ′ in modo che [ϕ′]=T[ϕ]. Poiché i coefficienti di ϕ sono tutti reali, sappiamo già definire Uϕ, cioè
Uϕ=1√3[Ψ′1+Ψ′k+Ψ′l]
Poiché per definizione [Uϕ]=T[ϕ] qualsiasi altro vettore nello stesso raggio sarà ad esso proporzionale:
ϕ′=α√3[Ψ′1+Ψ′k+Ψ′l]
dove α è un numero complesso. Applicando il fatto che T è una simmetria otteniamo P(ϕ,ϕ)=P(ϕ′,ϕ′), ovvero:
|1+C′kC′1+C′lC′1|2=|1+CkC1+ClC1|2
Ma CkC1=C′kC′1 e ClC1=(C′lC′1)∗, quindi
|1+CkC1+(C′lC′1)∗|2=|1+CkC1+ClC1|2
Espandendo tutto, con un po’ di algebra otteniamo Re{CkC∗lC1C∗1}=Re{CkClC1C1}. Partendo da Re{uv∗}=Re{uv} e svolgendo i conti si ottiene infine Im{CkC1}Im{ClC1}=0, per cui uno tra CkC1 e ClC1 deve essere reale, contrariamente alle assunzioni. Pertanto abbiamo due possibili scelte per Ck/C1, ma devono valere per ogni k.
A questo punto rimane soltanto da scegliere C′1. L’unica condizione che abbiamo è che |C′1|=|C1|, cioè C′1 differisce per una fase da C1; scegliamo quindi C′1=C1 nel caso valga (1) e C′1=C∗1 nel caso valga (2). In questa maniera la scelta della fase per C′1 cambia il vettore risultante solo per una fase totale, per cui rimaniamo all’interno dello stesso raggio.
Siamo quindi in grado di definire U su un vettore qualsiasi:
U(∑kCkΨk)≡∑kCkΨ′k(3)oppureU(∑kCkΨk)≡∑kC∗kΨ′k(4)
Poiché Ψ′k≡UΨk per definizione, è facile mostrare che nel caso (3) la trasformazione U è unitaria, mentre nel caso (4) è antiunitaria, come definita in precedenza. Ad esempio nel caso (4), cioè se U è antiunitaria, prendendo ΨA=∑kAkΨk e ΨB=∑kBkΨk abbiamo
U(αΨA+βΨB)=U(α∑kAkΨk+β∑kBkΨk)==U(∑k(αAk+βBk)Ψk)==∑k(α∗A∗k+β∗B∗k)Ψ′k==α∗∑kA∗kΨ′k+β∗∑kB∗kΨ′k==α∗UΨA+β∗UΨB
per cui U è antilineare. Inoltre un calcolo diretto mostra che
⟨UΨA|UΨB⟩=∑kAkB∗k=⟨ΨA|ΨB⟩∗
e quindi U è antiunitaria. Il caso unitario è simile.
L’unica cosa che rimane da dimostrare è che la (3) o la (4) sono valide indipendentemente dal vettore a cui è applicata la trasformazione. Ovvero vogliamo dimostrare che o per tutti i vettori vale la (3), oppure per tutti i vettori vale la (4): non è possibile che per qualcuno valga una e per un altro valga l’altra. In altri termini il fatto che la U soddisfi la (3) o la (4) dipende solo dalla trasformazione T iniziale.
Ora deriveremo una condizione necessaria perché una singola trasformazione possa agire in maniera diversa su vettori diversi. Supponiamo che esistano due vettori ΨA e ΨB tali che
UΨA≡U(∑kAkΨk)≡∑kAkΨ′keUΨB≡U(∑kBkΨk)≡∑kB∗kΨ′k
Se ΨA e ΨB differiscono solo per una fase, allora le due equazioni sono equivalenti, perché usando la linearità/antilinearità di U possiamo semplificare la fase. Pertanto possiamo supporre che né gli Ak né i Bk abbiano tutti la stessa fase.
Quindi poiché T è una simmetria |⟨UΨB|UΨA⟩|2=|⟨ΨB|ΨA⟩|2, ovvero
|∑kBkAk|2=|∑kB∗kAk|2
Da questa formula, con un po’ di algebra otteniamo:
∑klIm{A∗kAl}Im{B∗kBl}=0
Questa è quindi una condizione necessaria perché U agisca diversamente sui due vettori.
Ora, dati due vettori qualsiasi ΨA e ΨB, mostreremo che possiamo sempre trovare un vettore ΨC tale che
∑klIm{C∗kCl}Im{A∗kAl}≠0∑klIm{C∗kCl}Im{B∗kBl}≠0
La costruzione procede in questa maniera:
- se per qualche k,l sia A∗kAl che B∗kBl sono entrambi complessi, cioè hanno parte immaginaria non nulla, allora possiamo scegliere tutti gli Ci uguali a 0 tranne che per i=k,l; poi basta scegliere Ck e Cl in modo che C∗kCl abbia parte immaginaria non nulla, e abbiamo fatto.
- se invece non c’è alcuna coppia del genere, può accadere che per una qualche coppia A∗kAl sia complesso, ma B∗kBl sia reale. In tal caso esisterà un certo altro B∗mBn complesso (in cui uno di m o n potrebbe essere uguale a l o k). Se infatti tutte le possibili coppie B∗mBn fossero reali, allora tutti gli Bm avrebbero la stessa fase, ma in questo caso le condizioni (3) e (4) sono identiche, per cui non ci interessa. Ora se A∗mAn è complesso, torniamo al caso precedente e abbiamo finito. Se invece A∗mAn fosse reale, basta scegliere Ci=0 tranne per Ck, Cl, Cm e Cn, che scegliamo in modo tale che C∗kCl e C∗mCn abbiano parte immaginaria non nulla, e in modo che la somma sia diversa zero.
- L’ultimo caso da considerare è quello in cui tutti gli A∗kAl siano reali. In tal caso però tutti gli Ak avrebbero la stessa fase, e questo caso non ci interessa.
Poiché la somma sui prodotti delle parti immaginarie è non nulla, concludiamo che U agisce alla stessa maniera su ΨA e ΨC, e agisce alla stessa maniera su ΨB e ΨC. Pertanto deve anche agire alla stessa maniera su ΨA e ΨB, e ciò conclude la dimostrazione.
Nel prossimo articolo vedremo come impostare il problema delle rappresentazioni proiettive in meccanica quantistica.
Non mi è chiaro perché assumere nell’ultimo passo della dimostrazione: “Tuttavia dati due vettori ΨA e ΨB che soddisfano questa condizione (…)”, in quanto quello che segue varrebbe indipendentemente, purché i coefficienti dello sviluppo non abbiano tutti la stessa fase
Grazie mille per il commento, è una domanda importante e non ovvia.
Consideriamo ad esempio il primo caso, in cui per qualche k,l sia A∗kAl che B∗kBl sono complessi. Ciò non basta ad implicare che la sommatoria sul prodotto delle parti immaginarie sia non nulla, perché nella somma potremmo avere altri termini non nulli e di segno opposto che cancellano questo contributo. La stessa cosa diventa ovvia considerando un caso semplificato, ma dalla stessa essenza: consideriamo una somma qualsiasi di numeri reali, ∑ixi. Anche se xi≠0 per un qualche i, o anche per tutti gli i, può sempre essere che la somma faccia zero in totale.
Per escludere questa possibilità utilizziamo gli Ck, che possiamo costruire in maniera da selezionare solo i termini che sappiamo non-nulli. A quel punto la serie ha un solo termine, che è non nullo per costruzione.
Salve,\\
grazie della delucidazione, ma in realtà non mi è chiaro questo passaggio:
dati due vettori ψA e ψB che soddisfano questa condizione
∑klIm(A∗kAk)Im(B∗kBk)
lei dice che è sempre possibile trovare un vettore ψC tale che
∑klIm(A∗kAk)Im(C∗kCk)≠0
∑klIm(B∗kBk)Im(C∗kCk)≠0
tuttavia queste ultime condizioni valgono a prescindere dalla (???); anche sul Weinberg non viene fatta questa assunzione, che mi sembra ridondante.
Grazie
Grazie per la segnalazione. Si tratta di una svista che correggerò quanto prima.